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"Io dico per te luna, io dico per te sole, Io chiamo per te il mondo con le mie poche parole…" (Bruno Tognolini)


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June e Lea: la “sorellanza”

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Un sapore esotico, intenso, invitante, ti avvolge sfogliando questo albo illustrato. Osservando l’incantevole e incantata esplosione di colori, ho voluto scorgere un richiamo alle atmosfere sognanti di Paul Gauguin, con le sue note solari, ma al tempo stesso malinconiche, intrise di una devota nostalgia per la perdita della primordiale innocenza. Del resto, l’infanzia non è forse un paradiso perduto?

Vi parlo di June e Lea, la storia di due sorelle colte in quella delicata fase della vita che segna il confine fra l’infanzia e l’adolescenza. Intrisa della gioia e dell’emozione inebriante della crescita, ma accarezzata anche da uno sguardo di affettuosa nostalgia per le protagoniste. Sottolineo con piacere che questo libro compare nel pregevole catalogo di Settenove, giovanissima (nata nel 2013) casa editrice che si dichiara, nei contenuti e nel logo che li simboleggia, al di fuori delle parentesi. Una realtà che si batte contro le etichette, le discriminazioni, le varie forme di violenze di genere, gli stereotipi.

June e Lea non sono gemelle, ma solo un anno le separa e si assomigliano fisicamente. Sono profondamente legate, complici, e si vestono allo stesso modo, a simboleggiare la loro simbiosi. Immaginano il loro futuro e si vedono sempre insieme, mentre saltano da un sogno all’altro, da un mestiere all’altro: saranno fioraie, o forse dottoresse, o addirittura ladre. L’importante è lavorare in coppia! Un giorno, però, avviene un brusco cambiamento. La più grande, June, inizia la scuola media, in un altro edificio, in un’altra zona della città. Niente più tragitto a piedi dalla casa alla scuola. Anche i compiti sono diversi, June deve studiare molto di più. Nella sua vita, soprattutto, entrano altre persone: le nuove compagne, le amiche del cuore. Lea inizia a sentirsi sola, estranea alla nuova vita dell’amata sorella. A sottolineare il cambiamento, June si taglia i capelli e si veste in maniera diversa; sceglie spesso capi neri, in netto contrasto coi colorati abiti dell’infanzia. Le due sorelle non si assomigliano più come una volta: la simbiosi si è spezzata e a Lea tutto questo fa male.

Cosa ne sarà di quello che sono state? C’è qualcosa di affascinante e di entusiasmante nel cambiamento di June, eppure Lea, e il lettore con lei, percepiscono un sentore amaro nella bocca.

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Lo stile di Sandra Desmazières è di estrema eleganza. Le sue tavole rivelano una padronanza profonda della tecnica, sono sontuose senza perdere la grazia, ariose e sognanti. Le figure umane sono colte nella loro intimità, ma i sentimenti traspaiono con delicatezza negli sguardi e nella gestualità delle mani, sono trattenuti e mai dirompenti. C’è rispetto, ma anche affetto nel tratteggiare le emozioni; si rivela, soprattutto, la consapevolezza della fragile bellezza dell’età che June e Lea incarnano.

Il testo di Sandrine Bonini racchiude la stessa profondità, la stessa sensibilità nel rendere il fiorire delle personalità delle due protagoniste. “Bene, andrà tutto bene così”. All’inizio questo pensiero è senza tempo, è un modo di radicarsi nel presente, senza badare al domani. Alla fine del libro, la stessa frase riveste un significato completamente diverso, perché nel frattempo sono accadute troppe cose, June e Lea sono cresciute e hanno iniziato il loro cammino personale: sono diventate più consapevoli. “Andrà tutto bene” questa volta contiene anche il senso del tempo, del futuro.

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C’è un momento della storia particolarmente significativo, ed è quello in cui le due ragazze leggono davanti ai genitori i loro temi di scuola, in cui devono immaginare cosa faranno da grandi. June scrive di voler fare l’alpinista, oppure il sub. Per la prima volta, parla di se stessa al singolare: quelle sono le sue aspirazioni, i suoi sogni. Dopo averla ascoltata, Lea a sua volta risponde “com’era abituata a fare”: parla, cioè, dei trapezi del circo, del negozio di fiori, del travestimento nero da ladra. Mentra racconta, però, sente che quei progetti “non hanno più molto senso” senza la sorella.

L’anno seguente, quando tocca a lei eseguire lo stesso compito, Lea scrive di voler diventare pittrice. Ecco delineate le personalità differenti delle due sorelle. La separazione ha reso possibile l’evoluzione, la conquista della propria identità ed unicità. Tuttavia, il passato non è  perduto, la complicità non è svanita, ma si è trasformata in qualcos’altro, in un rapporto più maturo, ma non meno importante. Le sorelle imparano così ad accettare l’una i cambiamenti dell’altra e, nel farlo, gettano le fondamenta di una solidarietà nuova che le unirà per sempre. E’ June, la maggiore, a fare il primo passo: una sera chiede alla sorella di dormire insieme, come ai vecchi tempi. Lea così comprende che sono ancora vicine. Avevano bisogno entrambe di questa rassicurazione.
Ora non possono più essere confuse, scambiate, chiamate “le sorelle, le gemelle”. Sono June e Lea. Sono due.

Qui la scheda del libro, sul sito di Settenove.